Catastrofi assicurate
È indubbio che negli ultimi decenni sia la frequenza sia la magnitudo dei fenomeni atmosferici estremi quali le trombe d’aria, le c.d. “bombe d’acqua” e le alluvioni, più o meno, lampo sia indubbiamente aumentata in modo drammatico.
Gli eventi occorsi in 11 regioni Italiane da Nord a Sud (isole comprese) tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre sono solo gli ultimi esempi di questi violenti fortunali che stanno colpendo in modo sempre più costante e devastante la nostra penisola e, in generale, il globo terracqueo. Le ragioni possono sicuramente imputarsi alle scellerate politiche (non) ambientali che in nome di un economia planetaria scellerata e miope sta depauperando le risorse umane ed ambientali e lentamente, ma non troppo, distruggendo il nostro ambiente. Ma questo è uno spazio che non vuole discutere sulle cause di questa deriva, piuttosto su come poter intervenire in modo efficace perché questi eventi, cui aggiungerei anche i terremoti, possano avere un minore impatto, almeno economico, sulla collettività.
A tal proposito ogniqualvolta accadono eventi estremi e violenti si alzano cori e voci che cercano molti colpevoli e poche soluzioni. Assodato il fatto che vi sono molti problemi, legati ai più svariati motivi da dissesto idrogeologico, alla speculazione immobiliare, al suddetto cambiamento climatico, cosa possiamo fare per preservare i nostri beni?
Possibili soluzioni
La soluzione che può dare un intermediario assicurativo è piuttosto ovvia, ovvero il trasferimento del rischio ad una Compagnia assicurativa. Tuttavia, vorrei specificare meglio come.
Considerare gli eventi catastrofali come una semplice sfortuna non può essere accettabile (ne parlavamo nel recente articolo: “Perché NON ci assicuriamo”). Pensiamo alla nostra abitazione, ancora oggi il bene di proprietà più importante per la maggioranza degli italiani, frutto di molti sacrifici e bene rifugio, anche semplicemente per potersi ritirare dalla frenesia quotidiana. E immaginiamo che, per un motivo qualsiasi, tra 5 minuti non esista più.
Questa per ognuno di noi è sicuramente una catastrofe. Non è necessario considerare eventi esterni quali il riscaldamento globale e gli eventi estremi. Bastare una semplice distrazione, che può, per esempio provocare, un incendio. Tanto non succede mai…
In ogni caso il patrimonio immobiliare italiano è assicurato almeno per gli eventi basici (incendio, esplosione, scoppio) per circa il 20% (molti esclusivamente perché obbligati dal “mutuo”) se poi passiamo ai semplici eventi atmosferici sicuramente (solitamente una estensione della garanzia incendio) la percentuale si riduce ulteriormente. Se infine consideriamo i c.d. catastrofali andremo a percentuali da prefisso telefonico.
Tralasciando l’ironia, è facile comprendere come la catastrofe non sia solo connessa agli eventi ma, anche e soprattutto, ad una scarsa consapevolezza che trasferire un rischio ad una assicurazione non è un costo ma è la possibilità di poter risolvere un grave problema che può mettere in ginocchio, una famiglia o una attività imprenditoriale, costringendola alla chiusura. Mi si dirà: ma nel caso di eventi quali i terremoti o le alluvioni possiamo contare sull’aiuto dello Stato che finora è sempre intervenuto. Giusto, finora!
Non possiamo prevedere il futuro ma, soprattutto, se gli eventi saranno sempre più frequenti lo Stato, da solo, non riuscirà sempre a risarcire i suoi cittadini e dovrà scegliere vie alternative. Per questo sempre più si sente parlare di assicurazioni obbligatorie per gli immobili. Una scelta che se posta nel modo opportuno condivido pienamente.
L’assicurazione come strumento “ex ante”
Il modo opportuno è, sicuramente, prevedere una copertura completa per danni gravi o gravissimi (con franchigie e/o scoperti importanti nell’ordine dei 10.000/20.000 €) considerando la “ratio” della copertura non quella di pagare un tubo danneggiato, ma di intervenire su eventi che possono pregiudicare pesantemente un immobile. Questi danni possono essere appunto, quelli derivanti da eventi atmosferici estremi o catastrofali. Lo scopo dovrebbe essere quello di trasferire la maggior parte degli eventuali costi alle assicurazioni private, lasciando a carico dello stato e/o del cittadino i soli costi residuali.
In questo modo, immaginando di assicurare gran parte del patrimonio immobiliare privato del nostro paese il costo pro/capite dovrebbe essere, mediamente, piuttosto ridotto. Come effetto collaterale questo obbligo potrebbe portare ad una maggiore consapevolezza dello strumento assicurativo nel popolo italiano spesso allergico alla assicurazioni e affezionato alla divina provvidenza. Le assicurazioni diverrebbero un sistema collettivo di protezione “ex ante”, e non “ex post”, come il classico esempio dell’addizionale IRPEF o le accise nel carburante o ancora altri simpatici balzelli necessari per finanziare interventi straordinari derivanti da catastrofi. In ogni caso lo Stato per finanziare questi interventi utilizza i soldi della tassazione generale per finanziare questi eventi, se qualcuno non l’avesse capito.
Infine l’effetto virtuoso potrebbe estendersi ad una sensibilizzazione tale da portare le persone a considerare di potersi assicurate per le altre catastrofi. Quelle per le quali comunque lo Stato non interviene. Quelle che tanto non accadono mai. Che possono portarci anche al lastrico, se non sono assicurate.