La storia di Abraham Wald: gestire i rischi col ragionamento in negativo

Si dice che la positività sia una delle soft-skills più richieste per avere successo nel mondo di oggi. Ed effettivamente il “guardare il bicchiere mezzo pieno” può certamente aiutarci psicologicamente a superare un momento critico e osservare il futuro con nuovo ottimismo; tuttavia nell’analisi dei rischi è necessario cercare di liberarci dai vincoli che assediano il nostro ragionare tentando di applicare un pensiero laterale effettivo.

Quando ragioniamo di rischi o, se volete, di assicurazioni per trasferirli, compiamo il primo errore: ragioniamo in funzione di ciò che ci è accaduto in passato. L’esperienza non è certo un fattore estraneo ai rischi che sopportiamo (nel lavoro, nella famiglia, nello svago ecc..) ma non è nemmeno una garanzia di ciò che ci accadrà in futuro, che ahinoi rimane del tutto aleatorio; in poche parole “ce la raccontiamo”. Questo succede PRIMA del verificarsi dell’evento. Ma DOPO?. Quando l’evento nefasto si verifica compiamo un secondo errore: creiamo nella nostra mente (al fine di darci una spiegazione) un percorso ipotetico di eventi che giustifichi e dia ragione al nostro modello di pensiero riguardo a quella catena di accadimenti. (c.d. fallacia narrativa come descritta nel libro “il cigno nero” di Taleb)

Per guardare le cose con un metodo il più possibile analitico, senza quindi farci influenzare dai nostri bias cognitivi, è necessario armarci della nostra più ampia apertura mentale e adottare un modello di pensiero laterale efficace.

Il ragionamento di Abraham Wald

Abraham Wald (1902-1950) era un esperto di statistica ungherese a cui venne chiesto dal governo britannico di occuparsi della risoluzione di alcune problematiche durante il secondo conflitto mondiale.  La Luftwaffe tedesca e la contraerea avevano inflitto notevoli perdite agli Alleati, in particolare alla RAF, la Royal Air Force inglese. Nel bel mezzo di una guerra non era possibile minimizzare queste perdite investendo nell’educazione di piloti più esperti: bisognava necessariamente rinforzare i mezzi in modo da renderli meno vulnerabili, decisione che comportava però non pochi rischi. Rinforzare un aereo significa infatti appesantirlo, per cui è importante minimizzare la protezione, ovvero aggiungerla solo laddove è veramente indispensabile.

Wald cominciò pazientemente ad osservare gli aerei al ritorno dalle missioni, per registrare su uno schema grafico gli impatti di proiettile. In questo modo si ritrovò con una mappa dei buchi su una rappresentazione generica di un aereo: in nero tutte le parti colpite, in bianco le parti non colpite su tutti gli aerei.

Qual è la reazione spontanea di fronte a questi dati? Semplice: rinforziamo le parti evidenziate!  Ovvero quelle colpite durante il combattimento. Cosa ne dedusse invece Wald? Che era necessario rinforzare le parti bianche!

Il ragionamento in negativo che fece è il seguente. Le osservazioni riportate sullo schema riguardavano soltanto gli aerei che erano rientrati alla base. Questi aerei erano potuti rientrare anche se erano stati colpiti: ne consegue che i colpi loro inferti, presumibilmente, non erano stati fatali.

L’assenza di segni in certe zone su questi aerei significava quindi che non essere stati colpiti in quelle zone aveva comportato la loro salvezza. Altrettanto presumibilmente, gli aerei non rientrati alla base erano stati colpiti nelle parti intatte negli altri aerei, solo che non lo si era potuto osservare, proprio perché erano stati abbattuti.

Le conclusioni di Wald vennero messe in pratica, e fu una mossa efficace.

La morale nella gestione dei rischi

Wald dimostrò come quando alcune osservazioni sono impossibili o irrealizzabili, come era nel caso degli aerei abbattuti, il ragionamento deve farsi sottile e trovare strade inusuali, anche quando possono rivelarsi contro-intuitive.

Nella gestione dei rischi connessa, ad esempio, all’operatività di un’azienda risulta a volte troppo complesso, anti-economico o del tutto impossibile analizzare eventi o fatti dagli esiti nascosti e/o visibili esclusivamente nei risultati nefasti che ne conseguono (l’abbattimento degli aerei). In questi casi spesso l’imprenditore, o lo stesso intermediario assicurativo che cura il trasferimento di quei rischi, si fanno “portar fuori” nel ragionamento da valutazioni di tipo deduttivo spesso ingannevoli e a volte pericolose!

Questo perché diamo per scontato che l’osservabile, ciò che arriva alla nostra conoscenza in modo misurabile, rappresenti il territorio d’azione dei rischi quando invece è solamente una mappa (spesso incompleta) che NOI ci siamo rappresentati attraverso l’esperienza, sommata a ragionamenti induttivi su “ciò che potrebbe ragionevolmente accadere”.

Un classico esempio è rappresentato dal c.d. “near missing”, definito come “qualsiasi evento che avrebbe potuto causare un infortunio o un danno alla salute ma, solo per puro caso, non lo ha fatto.” Ed infatti diversi studi dimostrano come un evento significativo sia associato a diversi altre anomalie che però producono eventi lievi o nulli. Su 1.000 incidenti si stima che 3 siano con conseguenze rilevanti, 88 con esiti lievi e il restante (sommerso) siano “near missing”, i quasi infortuni. Il “negativo” che non vediamo.

E’ molto importante quindi per ogni imprenditore, restando in ambito di gestione del rischio aziendale, provare a ragionare col metodo di “Wald” quando le circostanze o le dinamiche dei rischi non permettono una valutazione su dati oggettivi o, peggio, quando le cause degli eventi dannosi cui vorremmo trovar soluzione sono di impossibile o difficile identificazione, e non ci resta che basarci sul “visibile”.

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